La sostenibilità, si sa, è diventata uno dei temi chiave del nostro tempo. Essere sostenibili, in qualsiasi campo, non è però una moda. Piuttosto, è un modo nuovo di osservare e concepire la realtà in cui si vive con l’intento di rispettarla e preservarla.
È il principio che troviamo alla base del protocollo BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method). Si tratta di una delle certificazioni più significative a livello internazionale relative alla sostenibilità ambientale degli edifici. Sviluppata a partire dalla fine degli anni ’80 dalla Building Research Establishment (BRE)¹, la certificazione BREEAM ha introdotto un approccio olistico nella progettazione, costruzione, gestione e manutenzione di un immobile. Con questo strumento, infatti, si controlla e valuta l’impatto ambientale, sociale ed economico di un edificio in ogni fase del suo ciclo di vita.
Rispetto ad altri protocolli e documenti, la certificazione BREEAM presenta due punti di forza: è riconosciuta a livello internazionale ed è applicabile a qualsiasi tipo di edificio o di intervento. Queste due caratteristiche ne hanno permesso un’ampia diffusione e oggi esistono diverse tipologie di certificazione BREEAM a seconda delle opere compiute e della tipologia di immobile.
A queste si aggiunge la certificazione BREEAM Infrastructure per progetti infrastrutturali. Questa flessibilità ha permesso, nel tempo, a centinaia di migliaia di edifici sparsi per il mondo di fare propri i principi di progettazione a ridotto impatto ambientale e a tutela della biodiversità, sia in fase progettuale e costruttiva, sia durante la manutenzione.
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Il valore aggiunto che la certificazione BREEAM conferisce a un immobile si gioca tutto nell’attribuzione di un punteggio a una serie di categorie. Nello specifico:
A seconda dei punti ottenuti in ciascuna categoria, l’edificio avrà una diversa valutazione: unclassified (<30%), pass (>30%), good (>45%), very good (>55%), excellent (>70%) e outstanding (>85%).
Al di là delle mere etichette, ciò che conta è che, dietro ciascuna categoria, vi è la volontà di monitorare e migliorare la nostra impronta sull’ambiente. Attraverso una gestione oculata delle fonti di energia e un significativo contenimento degli sprechi, infatti, si possono ottenere risultati non solo positivi ma, soprattutto, durevoli e a beneficio di persone e ambiente. Inoltre, un immobile certificato BREEAM guadagnerà in pregio e ciò significa che manterrà il proprio valore economico più a lungo.
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Negli anni ci siamo trovati più volte a condurre pilotage in centri commerciali dove la committenza ha scelto di indirizzare il progetto verso la certificazione BREEAM. La chiave sta nel condurre e coordinare i processi in funzione del tipo di investimento che la proprietà vuole fare e del target di sostenibilità ambientale che si desidera ottenere.
Ciò è possibile solo grazie all’interazione tra committente, progettisti, BREEAM AP e BREEAM Assessor. Il primo è un professionista formato da BRE, esperto nella elaborazione di strategie di certificazione ambientale. Questa figura non è obbligatoria, ma risulta consigliata e premiante nel punteggio rating finale. Il BREEAM Assessor, parimenti formato da BRE, è il fulcro indispensabile della certificazione BREEAM. È esperto nella verifica del rispetto dei requisiti dei crediti da perseguirsi dal team di progettazione e costruzione.
Molteplici sono gli elementi che concorrono a una buona performance ambientale. La nostra strategia? Inserirci in questo schema complesso con il pilotage, fornendo il nostro contributo in termini di competenza e professionalità. Ciò è avvenuto, ad esempio, per il centro commerciale Nave de Vero a Marghera (VE), aperto con queste logiche già nel 2014. Più recentemente, per il centro commerciale Maximo di Roma, l’unico shopping mall inaugurato in Italia nel 2020 durante la pandemia Covid, valutato very good.
NOTE
¹ Per saperne di più: Building Research Establishment (BRE)